Lunedì 7 agosto

Abbiamo attraversato la Francia su stradine secondarie che, partendo da Tolone, dove siamo sbarcati sabato a notte fonda con il traghetto delle SNCM, ci portano a ridosso dei Pirenei. Partiamo da St. Elix le Chateau e prendiamo la direzione del confine spagnolo che attraversiamo con il tunnel di Bielsa. La galleria è più che una montagna bucata con una strada dentro: è tipicamente una metafora di incertezza e di attesa. Ricordo che mentre lo si percorreva al buio mi tornavano in mente le fastidiose sensazioni della Spagna che mi erano rimaste anni addietro durante l’attraversamento alla volta del Portogallo: caldo. disordine e sporcizia. La luce che ci investe all’uscita dalla galleria e ogni singola esperienza delle settimane successive, dissolveranno per la strada ogni timore o pregiudizio. Scendiamo verso Ainsa e da qui percorriamo comode strade che abbandoniamo ad un certo punto per cercare la nostra prima tappa: l’antico monastero di San Juan De la Peña che visitiamo a lungo. Ritorniamo sulla strada principale per fermarci in una brutta locanda non lontano dall’Embalse de Yesa.

 







Martedì 8 agosto

Lasciamo l’infame locanda (bastava arrivare alla fine del villaggio per trovare un dignitoso alberghetto) e saliamo al monastero di Leyra. Bellissimo. Lo completa una foresteria di cui prendiamo il biglietto da visita per chissà quale ipotetico futuro. Si prosegue verso Pamplona. Qui visitiamo la cattedrale e pranziamo al Cafe Iruña, un pretenzioso fossile dei tempi di Hemingway. Continuiamo verso Estella, dove si sta preparando una “fiesta” con tanto di lancio di tori per le strade (sul modello della più famosa festa di San Firmìn a Pamplona) ma fuggiamo per il caldo opprimente alla volta di Vitoria. A Vitoria il problema della temperatura si ripropone e puntiamo Burgos, dove tentiamo vanamente di trovare alloggio. Lo troviamo non lontano, a Castrojeriz, in un hostal per pellegrini del Camino de Santiago alla ricerca del lusso.























Mercoledì 9 agosto

La tappa a Castrojeriz e i giri nei dintorni ci permettono di entrare in contatto con questo famoso pellegrinaggio di cui tanto si è sentito parlare. Sulle strade sono frequenti i segnali che rappresentano la conchiglia, il simbolo più noto del pellegrinaggio. Cominciano a vedersi anche i pellegrini: sembrano escursionisti più o meno ben attrezzati; del resto, se vogliamo vederlo da un punto di vista meramente materiale, è pur sempre un trekking impegnativo che richiede molti giorni di viaggio. Vediamo anche le caratteristiche locande per i pellegrini, rifugi nel senso stretto del termine, essenziali per le particolari e limitate esigenze di chi deve attraversare la Spagna a piedi. Prendiamo la strada per Burgos che passa letteralmente sotto le arcate del monastero diroccato di San Antòn. Burgos è una bella città, ricca di monumenti e di sontuosi spazi architettonici. Visitiamo la bella cattedrale e, dopo un pranzo a base di cozze in una bottega specializzata, completiamo la visita della città sulla Cartuja de Miraflores con la splendida tomba a stella di Giovanni II e Isabella del Portogallo. Uscendo dalla città puntiamo verso nord, salendo finalmente di quota verso la Montaña Palentina. È una zona ricca di vestigia architettoniche di stile romanico, ma l’attrazione della giornata è la Cicloraìl che da Muda porta a Salinas e ritorno (circa 12 km in tutto). La Cicloraìl è una curiosa invenzione che consiste in un carrellino su cui sono assicurate due biciclette affiancate. La coppia di volenterosi pedalatori (ma si possono fare anche convogli di due o tre carrelli) può percorrere brevi tratti di strade ferrate dismesse, come questa che faceva parte di un tratto che consentiva il trasporto del carbone dalla miniera di Barruelo de Santullan al nodo ferroviario di Salinas. L’aspetto divertente è il giocare a fare il vagone di testa e godersi la ferrovia da un punto di vista decisamente insolito. Terminato il gioco proseguiamo per Barruelo dove visitiamo la miniera di carbone. Prendiamo alloggio all’Albergue la Mina, una specie di rifugio dove consumiamo una cena ottima e quasi troppo abbondante.









Giovedì 10 agosto

Lasciamo la base a Barruelo e risaliamo verso Reserva Nacional de Saja, la regione dei Picos de Europa. Una breve deviazione verso il pittoresco villaggio di Bàrcena Mayor ci fa attraversare un altro villaggio il cui nome – “Correpoco”- è una evidente provocazione verso il motociclista ben disposto. Tocchiamo Valle, La Hermida e Potes, deviando verso la magnifica chiesa preromanica di Lebeña. Ci affacciamo a vedere alcuni affollati Miradores e quindi risaliamo il più solitario valico del Puerto de San Glorio. Una strada che costeggia alcuni laghi ci porta a Cervera de Pisuerga e finalmente a casa.




Venerdì 11 agosto

Partiamo da Barruelo con la pioggia e puntiamo Leòn. Comincia a grandinare e ci fermiamo a visitare il monastero mozarabico di San Miguel de la Escalada. Ci fermiamo presto a Leòn dopo avere comprato una nuova tuta antipioggia.















Sabato 12 agosto

Il tempo si rimette al bello e visitiamo le parti aperte al pubblico (il monastero è adibito a Paradòr) del complesso monumentale di San Marco. Una breve tappa ad Astorga dove visitiamo la cattedrale ed una curiosa mostra all’interno del museo diocesano che raccoglie un’incredibile quantità di statue della Madonna. Proseguiamo per un itinerario di montagna che ricalca in pieno il Camino de Santiago. La strada si inerpica violentemente e precipita in valloni. Procediamo con prudenza tra pedoni, ciclisti e addirittura gruppi a cavallo. I villaggi di questa regione sono particolarmente belli. Paese: in spagnolo "pueblo". Popolo. La gente è il paese. Il senso della collettività è qualcosa di molto fisico, concreto, fatto di case in pietra, vicoli acciottolati e ponti medievali. Non c'e' un solo centro storico che non sia isola pedonale. Attraversiamo Acebo, bel villaggio, e, dove il percorso più tormentato ha termine, presso Molinaseca, vediamo i pellegrini che si sono organizzati una specie di piscina naturale sotto il ponte romanico che attraversa il fiume. Giungiamo così a Las Medullas, vallata di miniere d’oro di epoca romana. Il paesaggio delle colline di un rosso acceso che si stagliano sui boschi è reso ancora più drammatico dal cielo opaco e arrossato da un colossale incendio che si sviluppa non lontano. Le conseguenze dell’incendio si ripercuotono anche sul villaggio dove prendiamo alloggio dove purtroppo manca l’acqua ed è difficile anche trovare da mangiare.






Domenica 13 agosto

Continuiamo il nostro percorso verso occidente percorrendo le Gole del Sil. A Ourense visitiamo gli esterni del bel centro storico e pranziamo in un simpatico bar non lontano dalla cattedrale. Finalmente, attraverso un dedalo di belle stradine secondarie, giungiamo a Santiago de Compostela all'imbrunire (verso le 22.00!). Restiamo a lungo incantati al centro dell'enorme piazza della cattedrale dallo spettacolo del cielo che non fa in tempo ad oscurarsi mentre sorge la luna. Troviamo alloggio nell’unico posto disponibile, 2 camere singole nella foresteria presso il monastero di San Francesco, poco distante dalla cattedrale.






Lunedì 14 agosto

Giornata dedicata alla visita della città. Prenderemo la moto solo per andare a fare il pieno, in previsione di possibili difficoltà il giorno dopo, Ferragosto. Decidiamo di giocare d’anticipo. Alle 7 in punto siamo in piazza e tra i primi visitatori della cattedrale. Mentre la visitiamo, arrivano i primi pellegrini che compiono i loro gesti rituali del termine del viaggio. Un ragazzo incontra un sacerdote e scoppia in singhiozzi buttandogli le braccia al collo. Cripta del Portico della Gloria. Incensiere gigante. Museo diocesano. Chiostro e museo multimediale (ricostruzione virtuale dell’antico coro).








Martedì 15 agosto

Sfidando il buon senso (ma in viaggio è normale trovarsi ad affrontare casuali coincidenze poco favorevoli!), intraprendiamo il giro delle Rias Bajas. In autopista verso Pontevedra. Risalimo verso nord e passiamo per grossi centri cementificati. Le Rias Altas, più a nord, si dimostrano cosa ben diversa. Oltrepassata Muros, inizia un bel giro che ci porta al capo di Finisterre, estremo occidentale del Camino de Santiago. Continuiamo per strade minori tra eucalipteti a perdita d’occhio tra paesi e paesini e infine giungiamo a Dumbrìa. Qui prendiamo alloggio in una bella quanto fredda casa tradizionale vicino ai tradizionali fienili galiziani. Attenzione al “perro perigroso” (botolo affettuoso, ma, effettivamente nel cortile ci sono degli animali decisamente più “impegnativi”). Bagno con idromassaggio e quindi a nanna.





Mercoledì 16 agosto

E così si inverte la direzione del nostro viaggio. Da Dumbrìa verso il santuario di Puente da Barca e poi lungo costa, seguendo profondi fiordi, ci spingiamo fino a La Coruña. Omettiamo di visitarla (non si vede un posto buono per parcheggiare una moto carica di bagagli) e proseguiamo per un magnifico tratto di costa. Tra El Ferrol e Cedeira, infatti, iniziamo un percorso spettacolare che culmina nel profondo fiordo di Porto de Bares. Troviamo alloggio in una locanda essenziale e rumorosa dopo avere bussato in vano a molte porte assai più invitanti.



Giovedì 17 agosto

Lasciamo senza rimpianti la brutta locanda e ricominciamo a percorrere l’itinerario lungo i fiordi. Bassa marea e pescatori intenti alla raccolta chini sulla sabbia. Verso Ribadeo abbandoniamo il paesaggio marino galiziano per risalire in Asturia verso un paesaggio montano. La valle del Navia risale veloce verso l’interno su strade di montagna tra le più godibili che mi sia mai capitato di percorrere. La giornata (lunghissima) termina poco a sud di Oviedo, nel villaggio di Cenera, presso un bell’albergo con un ristorante di ottimo livello.





Venerdì 18 agosto

Visitiamo Oviedo: la cattedrale e,soprattutto, il complesso romanico-preromanico di Santa Maria del Paranco, San Julian de lo Prados e San Miguel de Lillo. Uscendo da Oviedo, di passaggio, proviamo a visitare un museo del sidro a Nava, ma l’esperienza è deludente: è molto difficile seguire lo spagnolo della nostra guida e le visite individuali tra macchinari funzionanti non sono ammesse. Arriviamo sul tardi a Cangas de Onis, dove c’e’il pienone e fatichiamo a trovare alloggio. Ci dobbiamo accontentare di in un’altra squallida stanza pagata a carissimo prezzo. Cena in una sidreria dove ammiriamo le particolari tecniche di servizio della sidra asturiana.









Sabato 19 agosto

Si parte di buon mattino, senza rimpianti, e alle 9.40 siamo a Ribadesella in fila per vedere le grotte di Tito Bustillo. Dopo 45 minuti di fila conquistiamo il turno delle 12.05. Colazione ed oziosi giretti per fare ora e finalmente siamo ammessi, dopo un complicato ingresso, ad ammirare questo raro santuario dell’arte paleolitica europea, databile fino a 25.000 anni fa. Ripartiamo per una bellissima strada alla volta di Covadonga e saliamo fino ai laghi. Spettacolare il panorama con i banchi di nebbia che si alternano al sole mentre un gruppo di avvoltoi approfitta delle correnti d’aria che salgono dalle più calde valli per compiere ampi giri sulle vette intorno. Scendiamo verso Comillas, piccola cittadina costiera con un centro storico caratterizzato dalle belle case signorili (casonas) e, poco lontano, visitiamo un meraviglioso chiostro della collegiata romanica nella cattedrale di Santilliana del Mar. La giornata termina degnamente a Selaya, dove alloggiamo anche noi nella nostra elegante “casona” del XVIII secolo.











Domenica 20 agosto


Lasciamo la base a Selaya e dedichiamo la giornata alla visita del Museo Guggenheim di Bilbao (o, meglio, dato che entriamo nelle Province Basche, Museoa). Dopo un rapido trasferimento in autopista, entriamo in una città industriale, grigia e triste. La vista del complesso di Gahry, interamente rivestito in titanio, lascia senza fiato per la stranezza della sua forma. Nel parcheggio del museo, mentre togliamo le tute e ci mettiamo in abiti civili, abbiamo il tempo di ammirare una Brough Superior SS100 parcheggiata a fianco. Un gioiello a due ruote della metà degli anni trenta: è inglese e naturalmente c’è una pozzanghera d'olio sotto il motore, ma e' uno spettacolo, con le sue punterie a vista, il carburatore senza filtro e tutto il resto. La grande sorpresa arriva appena giriamo l'angolo per metterci in fila per la biglietteria e vediamo il cartellone che presenta "El Arte de la Motocicleta"! Sapevo della mostra chiusa da qualche mese ma è stata fortunatamente prorogata. L'esposizione presenta una quantita' inverosimile di motociclette di tutti i tempi. Molte hanno la loro gocciolina d'olio sotto il motore che testimonia del probabile utilizzo di oggetti che mescolano fantasia, tecnica, lo spirito eroico dei progettisti ed, effettivamente, arte. Seguire il serpentone delle moto esposte ci porta via buona parte del tempo che avevamo pensato di dedicare al Guggenheim. La struttura e' impressionante; potrebbe essere vuota e sarebbe sempre affascinante, ma le altre bellissime esposizioni/installazioni reclamano la nostra superstite attenzione. Siamo lì dentro da sei ore e dobbiamo fare un bel po' di strada di montagna per tornare a "Casona". Sarebbe bello tornare il giorno dopo, ma purtroppo coincide con il turno di chiusura settimanale. Peccato.







http://www.freespeech.org/askatasuna/docs/eta.htm


Lunedì 21 agosto

Pioggia! Non sembra esservi scampo da alcuna parte e riprendiamo l’autopista. Poco dopo Bilbao riusciamo a riprendere verso le montagne fino a Oñati. La visita del santuario del Santo Ignacio de Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, rappresenta un brusco stacco, con la sua lugubre e pesante architettura barocca, rispetto all’austera ma semplice bellezza del romanico di cui abbiamo goduto in tutto il viaggio. L’itinerario che ci porta verso la costa ci mostra un paesaggio (de)industriale, che testimonia come le Province Basche abbiano avuto un passato di ricchezza diffusa di cui ora rimangono solo tracce. Prendiamo alloggio a pochi chilometri da San Sebastian e quindi ritorniamo in città per consumare un mediocre pasto in un ristorante segnalato dalla nostra guida. Finiamo tardi e all’una e mezza siamo persi nel centro di un paese che si chiama Oyarzum. Nel buio deserto fermiamo con molta cautela una macchina dei vigili urbani che, dopo averci condotto a vedere il folclore locale della notte (posto di blocco delle forze speciali) ci riportano sulla giusta strada. Alle 2 del mattino, dopo avere visto negli occhi l’autentico Uomo Nero (gli uomini dell forze speciali, appunto), riusciamo finalmente a metterci a letto.





Martedì 22 agosto

Torniamo a San Sebastian per un po’ di shopping ed uno sguardo al mercato. Percorriamo la magnifica strada costiera a e est della città, verso Hondarrubia, e per stradine interne raggiungiamo Roncisvalle. Tappa a pranzo a Lesala continuiamo ad attraversare minuscoli villaggi sperduti, senza rimpiangere di sbagliare continuamente strada. Dormiamo nei pressi di Roncal, in una vecchissima pensione, senza grandi comfort ma ricca di fascino.






Mercoledì 23 agosto

Esplorazione di una dimenticabile gola vicino a Roncal. Ci dirigiamo verso Anso e quindi verso la valle di Hecho, anche questa deludente. Da Jaca a Subiñanigo la strada è un martirio di calura ma, risalendo verso il Col du Portalet, siamo largamente ripagati. Sosta rinfrancante al Balneario di Panticosa. Lasciamo la Spagna e, dopo avere scollinato il Tourmalet e l’Aubisque, tentiamo vanamente di trovare alloggio dalle parti di Lordes. Ci accontentiamo di un “Loisirs de France” a Luz, con un rapporto qualità prezzo sconcio.






Giovedì 24 agosto,

Piove. Il primo approccio con la Francia è stato deludente e rimbalziamo ancora in Spagna attraverso il Col du Torumalet. Ha smesso di piovere ma la salita al colle è comunque resa difficile dal gran traffico su una strada stretta dove i tanti ciclisti (siamo sulle strade più classiche del Tour) ostacolano la salita dei tantissimi camper. L’aria è irrespirabile e continuiamo ancora per il Col d’Auspin e per il Col de Peyresourd. Sconfiniamo per pranzo per l’ultima volta in Spagna, in un simpatico locale di Les. È ormai la via del ritorno. Ancora qualche digressione sulla bella strada della valle del Tarn e, dopo un’ultima notte in un villaggio sperduto in montagna, riprendiamo la direzione di Tolone, dove ci imbarchiamo per la Sardegna.


  
Programmi ed aspettative sono saltate. Avevamo preventivato circa quattromila km e ne abbiamo fatti seimila. Pensavo di spiattellare malamente le gomme ed invece il consumo è stato abbastanza equilibrato. Disponendo di molto tempo (quasi tre settimane) ci siamo concessi qualche piacevole divagazione anche nell'attraversamento della Francia, limitando l'autostrada al minimo indispensabile. Idem in Spagna, dove l’autostrada è notevolmente più cara che in Francia. Anche se il primo approccio non è stato incoraggiante, è bastato spostarsi dalle strade nazionali a quelle locali per trovare piacevoli anche gli attraversamenti delle pianure: strade tortuose, alberate (!) che costeggiano fiumi e attraversano piccoli villaggi di case antiche. La rete stradale spagnola è moderna e razionale. Come regola generale l’asfalto è buono, il tracciato veloce e la segnaletica aiuta molto ad impostare un ritmo di guida "allegrotto". Anche se il rispetto delle regole è mediamente elevatissimo (tranne che per i limiti di velocità), ho visto un numero preoccupante di incidenti stradali; probabilmente dipende dalla velocità, sempre molto sostenuta, che non consente manovre azzardate come inversioni di marcia o sorpassi in curva. Quando accadeva di sbagliare strada, bisognava sempre fare qualche chilometro per trovare uno spazio sicuro per invertire la marcia come le rotatorie e le inversioni di marcia segnalate.
Abbiamo privilegiato l'alloggio in stanze presso i privati. In Spagna c'e' una discreta rete di "Casas Rurales" che però non riesce a fare fronte alla domanda. Esiste un bel catalogo ("Libro Verde del Turismo Rural", disponibile gratuitamente presso gli uffici turistici), con i prezzi e gli indirizzi degli alloggi di tutta la Spagna del Nord (Galizia, Asturie, Cantabria e Paesi Baschi). Si va dalla sistemazione modesta al minialbergo di qualità presso residenze storiche, sempre con prima colazione e, a volte, con la cena. Dei campeggi ho sentito parlare molto bene. I padroni di casa sono sempre prodighi di documentazioni e consigli per facilitare la visita della propria regione.
Non c'e' mai problema per mangiare, visto che gli Spagnoli mangiano un po' a tutte le ore e non fanno difficoltà a servire uno spuntino (peraltro robusto) a qualunque ora. I ristoranti, fuori dal menù combinato, li abbiamo trovati sempre cari e di qualità discutibile. Attenzione ai prezzi che sono, di regola, espressi al netto dell'IVA (7%). Abbiamo assaggiato il sidro asturiano ("sidra"): a parte il complicato meccanismo per servirlo nel modo giusto, per berlo decentemente bisogna tracannarlo e non sposa bene a pasto. Comunque, vale la pena andare in una sidreria e farsene servire una bottiglia.
Come sempre abbiamo viaggiato con la Touring verde (Spagna del nord) e con la Lonely Planet in italiano (EDT). Promossa a pieni voti la prima, che oltretutto presenta scelte editoriali molto innovative per il TCI, la seconda è stata una delusione. La carta Michelin della Spagna settentrionale al 400.000 e’ affidabile ma, per certe regioni, manca un po' di dettaglio. Le carte locali sembrano di buona qualità. In una libreria abbiamo visto anche due simpatici volumetti con itinerari consigliati per motociclisti.