I Motosardi|sulle Alpi Francesi

Dal 14 al 23 settembre 2001



Che giorno è oggi? Non riesco a ricordarmelo, so solo che è un lunedì mattina di fine settembre, ma ho perso il conto dei numeretti sul calendario, e ne sono contento perché è una cosa che mi capita solo quando sono in vacanza. Vedo il mare incazzato alla mia destra, e le onde sono così alte che gli spruzzi d'acqua salmastra arrivano nebulizzati fino sulla strada e sulla visiera del mio casco. Stiamo lasciando Alghero in direzione di Bosa, cominciano le prime curve, ma contrariamente al solito non ho voglia di alzare il ritmo e anzi rallento un pò per gustarmi il panorama della costa ovest della Sardegna. Stiamo andando verso dei nuvoloni neri ma per il momento il sole ci sorride e curva dopo curva i miei pensieri vagano sui ricordi e sulle emozioni dei giorni passati. Mi viene da sorridere se penso che questo viaggio io non volevo farlo, e fino all'ultimo momento ho pensato molto seriamente di non partire affatto.

Siamo partiti in quattro, con quattro moto, in una ventosissima domenica pomeriggio. Il trasferimento da Cagliari a Porto Torres è, come sempre, una noia, ma solo l'idea di essere in vacanza me lo fa scorrere tutto sommato in modo indolore e si arriva presto all'imbarco sulla nave per Genova. Purtroppo il vento fortissimo che c'era sulla strada soffia anche più forte sul mar di Sardegna, e il comandante decide di attraversare le Bocche di Bonifacio per costeggiare la Corsica sul versante est, più riparato dal vento. Purtroppo ciò significa arrivare a Genova con almeno un paio d'ore di ritardo. Inoltre l'attraversamento delle Bocche ci farà ballare un bel pò, ragion per cui decidiamo di andare a nanna presto.

La notte passa via in fretta, disturbata solo da un violento temporale che mi fa sognare uno sbarco sotto la pioggia. Invece all'alba ci svegliamo e man mano che si avvicina abbiamo la piacevole sorpresa di una costa ligure completamente sgombra da nubi. Purtroppo riusciamo a mettere le ruote a terra solo alle 11 e 20, tardissimo! Optiamo per entrare in autostrada per raggiungere il più velocemente possibile Savona, avendo appuntamento con Marco a Vado Ligure, sulla SS1 Aurelia. Finalmente alle 12 e 30 raggiungiamo il nostro quinto compagno di viaggio, ed è un piacere riabbracciarlo e fargli gli auguri, visto che oggi è il suo compleanno. Adesso la vacanza comincia sul serio! Proseguiamo sull'Aurelia, ma a parte qualche divertente curvetta dopo Vado Ligure, la strada è dritta e la marcia è rallentata dall'attraversamento di innumerevoli paesini tutti uguali e da troppi semafori. Ci fermiamo ad Alassio per un ottimo panino, ma poi decidiamo di ritornare sull'autostrada per raggiungere la Francia più in fretta possibile. Nel frattempo cominciano ad addensarsi dei nuvoloni minacciosi sul nostro percorso e contemporaneamente sentiamo che la temperatura si abbassa. La minaccia si realizza a Ventimiglia, dove comincia a piovere leggermente. Proseguiamo comunque in autostrada fino al principato di Monaco, dove usciamo e dobbiamo fermarci per infilarci le tute antipioggia, visto che la pioggia sembra aumentare. Entriamo quindi a Montecarlo per un breve giro della città e - ovviamente - smette subito di piovere. Ma chi se ne frega! Montecarlo è molto bella, e mi diverto a riconoscere i posti visti tante volte alla TV durante i gran premi di Formula 1. Sono impegnato a far lo slalom nel traffico quando dal finestrino di una Seat spunta una telecamera puntata sulla mia moto, dalle espressioni degli occupanti vedo che Lampu Grogu con le sue bandierone inglesi ha fatto colpo. Dò una sbirciatina alla targa (spagnola), saluto gli amici Triumphofili che ricambiano e vado oltre. Ci fermiamo in centro per prelevare un pò di franchi francesi da un bancomat, toglierci le tute antipioggia e per cominciare a cercare un alloggio per la notte. Abbiamo la Guide du Routard delle Chambres d'hotes e grazie ad Ale che parla discretamente il francese possiamo telefonare per prenotare. Vorremmo arrivare già da oggi nella zona del Verdon, ma si fa tardi e le prime due Chambres d'hotes che tentiamo non hanno posto per noi, proviamo quindi a chiamarne una più vicina, nei pressi di Grasse, e finalmente troviamo posto e prenotiamo. Riprendiamo quindi la strada verso Nizza, dove decidiamo di percorrere il bel lungomare, ma qui perdiamo ulteriore tempo a causa del traffico molto intenso, e io comincio ad avvertire un pò di stanchezza. Finalmente lasciamo Nizza alle nostre spalle e andiamo prima verso Cagnes e poi infiliamo la bella D2085 che ci porta fino a Grasse. Da Grasse facciamo un pò di fatica a trovare la strada per Peymeinade, che è il paesino dove si trovano le nostre Chambres d'hotes. La fatica è però ripagata dal fatto che la casa è veramente bella e confortevole, dove una simpatica e gentile padrona di casa ci dà due stanze comunicanti con un bagno privato in comune. Una volta sistemati i bagagli ci rimettiamo subito in moto per tornare al centro del paese dove concludiamo la serata con una buona cena in un ristorantino di Peymeinade. Siamo tutti un pò stanchi ma il morale è alto.

La mattina dopo il primo pensiero è per il meteo, ma anche oggi il risveglio è baciato dal sole, e dopo una pantagruelica quanto ottima colazione preparata dalla sempre più simpatica padrona di casa, ne approfittiamo anche per fare qualche foto nello splendido giardino con piscina della villa che ci ha ospitato. Ci rimettiamo quindi con calma sulla strada per Castellane, non senza aver fatto prima una sosta in un supermercato, alla ricerca di un pettine per Ale che pare averne un disperato bisogno. Prima proviamo anche a telefonare a qualche altra Chambres d'hotes nella zona del Verdon, però o non rispondono o non hanno posto per noi. I 60 km da Grasse a Castellane sono molto piacevoli e ci fermiamo spesso a scattare qualche foto. In particolare i due fratelli Mattana si cimentano più volte con le loro Nikon nel fotografare gli altri impegnati in qualche bella curva della N85. 2 km prima di Castellane Ale vede un cartello per Soleilhas, dove si trova una Chambre d'hotes che in un precedente tentativo non aveva risposto. Riproviamo a telefonare e stavolta risponde e ha posto per noi. Ci sembra perfetto, non e' ancora ora di pranzo e abbiamo già un posto dove mollare i bagagli così da poter cominciare l'esplorazione del canyon nel migliore dei modi. Andiamo quindi a Soleilhas, distante 19 km da Castellane. Purtroppo però sono 19 km di una massacrante stradina di montagna. A metà percorso ci accorgiamo che fortunatamente esiste anche una seconda strada di collegamento con Castellane, che riduce a 9 i km di strada "brutta". Arrivati a Soleilhas ci rendiamo conto che l'alloggio è più spartano di quanto ci aspettassimo, si tratta infatti di un rifugio dove ci viene assegnato uno stanzone a 8 letti, senza bagno privato. Per avere lenzuola, coperte e asciugamani ci viene richiesto un extra. Vabbè, ormai siamo arrivati fin qui quindi ci adattiamo e giocoforza prenotiamo anche la cena nell'unico ristorante del minuscolo paese di montagna. Molliamo quindi i bagagli e ritorniamo a Castellane per il pranzo. Però nel frattempo si sono fatte le 15 e alcuni posti stanno già chiudendo, ci fermiamo quindi a mangiare qualcosa in un bar dove alcuni di noi scoprono a proprie spese che in Francia "pizza" non significa esattamente la stessa cosa che in Italia... Dopo un gelato riparatore (in un altro bar) il cielo si fa nero e comincia a piovere, al che i nostri piani di esplorazione del canyon saltano miseramente e decidiamo di infilarci le tute antipioggia per tornarcene al rifugio con la coda tra le gambe... nonché sotto il diluvio. Alle 17 siamo finalmente all'asciutto ma fa un freddo boia e riusciamo ad ottenere che ci accendano la stufa, la nostra intenzione è di ingannare l'attesa con uno dei giochi di società che troviamo nella sala, opteremo per un Monopoly francese. Prima però Stefano pensa bene di allietarci la serata credendosi un moscone e andando ad appiccicarsi coi capelli a una striscia di carta moschicida che penzola dal soffitto, ovviamente già ricoperta di mosche morte! Mentre giochiamo a Monopoly arriva un nuovo cliente per il rifugio, uno strano e poco amichevole personaggio che soprannomineremo "lo gnomo" (per evidenti motivi), le cui uniche parole nei nostri confronti saranno "bonsuà". Lo gnomo è un trekker solitario che porta con sé un enorme zaino, che probabilmente ha comprato di seconda mano da Eta Beta, visto che quando lo apre ne tira fuori ogni sorta di "cose" che sparpaglia per tutta la sala, così come noi avevamo già fatto coi nostri caschi, guanti, tute ecc. Stefania sostiene che lo gnomo ha lo sguardo da maniaco sessuale, però in fondo non ci ha recato fastidi, a parte quelli "acustici" la mattina dopo, quando si servirà del bagno comune. Il Monopoly fa arrivare in fretta l'ora di cena, che aspettavamo tutti con impazienza visto il pranzo insoddisfacente, e in effetti questa ci ripaga della precedente delusione, rivelandosi di ottima qualità oltre che abbondante. In particolare ho apprezzato molto la zuppa di verdure e il porcelet (spezzatino di maiale) servito con contorno di gnocchi in una salsina squisita. Comincio a ricredermi sulle qualità della cucina francese. Siamo praticamente gli unici clienti del ristorante, e a farci compagnia durante la cena c'è solo una gattina di nome Chloe, che si arruffiana le simpatie di tutti strusciandosi sulle nostre gambe e mendicando coccole. Quando usciamo dal ristorante vediamo uno splendido cielo stellato, segno che il cielo è ormai sereno, ovviamente ci auguriamo che rimanga così anche l'indomani.

La mattina del mercoledi le nostre sveglie suonano alle 7.30. Abbiamo praticamente perso un giorno e non abbiamo ancora visto niente del canyon, non vediamo l'ora di andarcene da questo paesotto sperduto sulle montagne. Dopo aver fatto colazione nello stesso ristorante della sera prima, stavolta in compagnia di un cagnolino che si rosicchia il suo osso (che qualcuno suppone appartenere alla gattina Chloe, pappata dal cane per colazione), alle 9 in punto siamo tutti pronti a partire. O almeno quasi tutti. Scopriamo infatti che le moto sono tutte quante ricoperte di ghiaccio. Evidentemente durante la notte la temperatura è scesa abbondantemente sotto zero, visto che un velo di ghiaccio ricopre addirittura i pneumatici. Il Bandit di Stefania decide che in quelle condizioni non si può lavorare, e rifiuta di mettersi in moto fino all'inevitabile sfinimento della batteria. Facciamo qualche tentativo di metterla in moto a spinta, ma è fatica sprecata. Allora Alessandro si mette in cerca di un meccanico, ma la ricerca è molto breve, oltre che vana, viste le dimensioni del paese, però ha la fortuna di incontrare un villico ben disposto il quale ci presta dei cavi elettrici per fare un ponte con la batteria di un'altra moto. Lo facciamo con la moto di Marco, e qui abbiamo un altro brivido quando sollevando il serbatoio della Ducati ci accorgiamo che si è staccato uno dei fili elettrici che evidentemente alimentano la pompa della benzina. Fortunatamente questo si sistema in fretta e grazie al ponte riusciamo finalmente a far avviare il motore del Bandit. Sono le 10. Abbiamo perso un'ora e il cielo è grigio, però non piove, quindi via, il Verdon ci aspetta.

Decidiamo di fare il giro del canyon in senso orario, quindi ripartiamo da Castellane sulla D952, per deviare dopo pochi km sulla D955 verso Comps-s-A. Da Comps infiliamo la D71 e percorriamo a passo ultraturistico i 53 km di strada fino al lago di S.te Croix. La strada è molto bella come tracciato ma non un granché come fondo stradale. I panorami e gli scenari che ci si parano davanti sono di una bellezza indescrivibile. Le dimensioni del Grand Canyon du Verdon incutono rispetto e ci costringono a fermarci continuamente per fare delle foto e ammirarne la maestosità e il curioso andamento del corso del fiume che a un certo punto, visto dall'alto, sembra addirittura scorrere in salita! La strada è percorsa da numerosissimi turisti, tra i quali moltissimi motociclisti, in prevalenza tedeschi. Quasi quasi ci stanchiamo di sollevare continuamente il braccio per salutare tutti i motards che incrociamo.

Arrivati sul lago di Santa Croce invidio un pochetto quei ragazzi che si stanno facendo un giro in pedalò sulle placide acque verdissime del fiume. Ma il tempo è tiranno e visto che il cielo continua a non promettere nulla di buono vogliamo fare un altro pò di km prima di fermarci per pranzo. Ritorniamo quindi sulla D952 che costeggia la riva destra del fiume e andiamo verso la Palud-sur-Verdon e qualche km pù avanti ci fermiamo per una breve passeggiata fino al punto panoramico "sublime". Infine arriviamo nuovamente a Castellane, intorno alle 14, dove è doverosa una sosta per il pranzo.

Dopo pranzo ci riuniamo intorno a una cartina e decidiamo cosa fare. Il tempo tiene, abbiamo ancora 5 ore di luce e il nostro programma prevederebbe di puntare verso l'alta Provenza e la Savoia. Di comune accordo stabiliamo che la nostra meta adesso è Briançon. E' distante 180 km ma la strada per arrivarci sembra abbastanza diretta. Dalla guida scegliamo un hotel a Briançon e lo prenotiamo per la notte. Nel guardare la cartina però ci dimentichiamo solo di un dettaglio: non abbiamo controllato le quote altimetriche! Tranquilli e beati ci rimettiamo in strada verso St.André-les-Alpes e poi verso Colmars e Allos. In pratica stiamo risalendo ancora il corso del fiume Verdon fino alle sorgenti. La strada è molto bella, a tratti entusiasmante con bei curvoni veloci e asfalto pulito. Si procede spediti. Ad Allos il panorama inizia a cambiare e la strada comincia decisamente a salire. Si susseguono i tornanti e appare la neve a bordo strada. Sull'asfalto si nota qualche scritta di incitamento per i ciclisti, siamo evidentemente su una strada dove è passato il Tour de France. Dopo n tornanti arriviamo allo scollinamento e chiaramente ci fermiamo. C'è tanta neve intorno, fa freddo, e guardo con stupore un cartello che recita "Col de l'Allos - 2247 m". Il mio primo passo alpino in moto! E l'ho fatto senza neppure rendermene conto. Bellissimo! Noto con piacere che la stessa euforia che provo in questo momento è condivisa anche dai miei amici. Non è facile da descrivere, ma ritrovarsi tutti insieme in cima a quella montagna è stato sicuramente uno dei momenti più belli di tutta la vacanza.

La discesa dal Col d'Allos è relativamente veloce e arriviamo presto a Barcelonnette, all'uscita della quale un cartello ci avverte che il Col de Vars è chiuso per lavori. Fermi tutti! Per arrivare a Briançon serve una strada alternativa. Optiamo per la D954 che è una splendida strada che costeggia un lago (di cui non ricordo il nome) e poi si immette sulla N94 che è un velocissimo stradone a scorrimento veloce. Gli ultimi 50 km fino a Briançon li divoriamo letteralmente a velocità warp, ormai sfiniti dall'intera giornata passata in moto. Da segnalare, vicino a Savines-le-Lac, una favolosa e colossale scultura naturale causata dall'erosione delle piogge e visibile dalla strada. L'albergo a Briançon è fortunatamente semplice da trovare e arriviamo giusto in tempo per la cena che viene servita fino alle 20.30.

Il giovedi mattina ci concediamo qualche minuto di sonno in più, e ci prepariamo con tutta calma al nostro quarto giorno di vacanza. Abbiamo anzitutto due problemi da risolvere, il primo è che il Bandit ha bisogno di una gomma posteriore nuova, essendo ormai arrivata alla frutta, e poi Ale ha bisogno di un paio di stivali nuovi visto che i suoi Alpinestars si sono "aperti" in modo assai sconveniente. Dopo una consultazione delle pagine gialle e un pò di giri per la città in cerca di gommisti ben forniti, troviamo un distributore di benzina con annesso meccanico e concessionario Yamaha che ci risolve entrambi i problemi principali e già che c'é sistema anche la tensione della catena della moto di Stefano e ci fornisce un rabbocco d'olio per la frizione di Marco. Finalmente a mezzogiorno siamo tutti pronti a rimetterci on the road. Anche oggi ci aspettano un paio di passi alpini, ma stavolta ne siamo ben coscienti. Da Briançon percorriamo la N91 per 28 km fino al Col du Lautaret, a quota 2058 m. Da qui cominciamo la salita più impegnativa verso il famoso Col du Galibier, mitica strada del Tour de France con scollinamento a quota 2646 m. Il tempo oggi è buono e tutto sommato fa meno freddo qui a 2600 che ieri a 2200 sul Col d'Allos. Dopo le foto di rito, cominciamo la discesa dal Galibier per fermarci in un bar lungo strada vicino a Valloire, dove mangiamo un panino imbottito insieme a un pò di pommes frites per chiudere con una bella fetta di torta. Dopo pranzo facciamo un paio di telefonate ad alberghi segnalati sulle nostre guide nella zona del Petit St. Bernard, e al secondo tentativo troviamo posto nel Relais des Villards, un gradevole albergo-ristorante a pochi chilometri da Bourg-St.Maurice, praticamente ai piedi del Piccolo San Bernardo. Rimane il dubbio su che strada fare per arrivarci. Alla fine riesco a convincere gli altri a salire su un altro passo, il col de la Madeleine, che comunque non è molto alto coi suoi 1984 m slm. La scelta si rivelerà azzeccatissima, perchè la strada che sale la Madeleine è molto bella e panoramica. Inoltre c'é anche il diversivo di un elicottero che trasporta grossi pali di funivia, il quale ha un incontro ravvicinato con Marco e Stefania. La strada di discesa da la Madeleine è meno bella della salita, però procediamo ugualmente spediti in compagnia di una coppia di tedeschi sulla loro Peugeot 206 che ci seguono come delle ombre. Arrivati a Moutiers ci ritroviamo su una superstrada che scorre velocissima fino a Bourg-St.Maurice, e da qui a Seez e al nostro albergo. Stavolta abbiamo tutto il tempo per una doccia rilassante e per riprendere le moto per fare una passeggiata a Bourg-St.Maurice prima di cena. Il centre-ville non offre granché, è una tipica località sciistica che fuori stagione è semideserta, adocchiamo però un negozietto con delle divertenti t-shirt a tema "mucca pazza", e visto che ormai è chiuso decidiamo di ritornarci la mattina dopo per acquistare i nostri souvenir. La cena a base di fonduta savoiarda placa velocemente il nostro appetito, ma non abbastanza da impedirmi di chiudere il pasto con un'ottima crepe ripiena di gelato e cioccolato. Yum!

La mattina dopo facciamo velocemente colazione, e dopo la puntatina al negozio delle t-shirt riprendiamo presto la strada per il piccolo San Bernardo, che ci riporterà in Italia. Siamo tutti un pò dispiaciuti di lasciare la Francia, perché vi abbiamo trascorso quattro giorni intensi e bellissimi. Ma ciò che più conta è che siamo stati veramente affiatati in tutto quello che abbiamo fatto. Una grande squadra di motards!

Sul piccolo San Bernardo (2188 m) troviamo ancora neve e freddo, ma ormai ci siamo abituati ai passi alpini e non ne abbiamo più alcun timore reverenziale... almeno finché c'è il sole. Al confine telefoniamo a Mike e ci accordiamo per incontrarci alle terme di St.Vincent alle 15.20. Fine della vacanza in Francia, inizia il Radurru2! Prima dell'appuntamento abbiamo tutto il tempo di scendere con calma in Valle d'Aosta e cercarci un pub dove pranzare. Con estrema puntualità, pochi minuti dopo il nostro arrivo alle terme arrivano Mike e gli altri, e dopo baci, abbracci e qualche minuto di cazzeggio si riparte tutti insieme verso il col de Joux e poi verso Biella passando per diverse stradine secondarie nella valle di Ayas.

Il Radurru2 si rivelerà la solita festa in stile MotoML, una festa che non può non riuscire bene con dei personaggi del genere. Sono molto impressionato dall'organizzazione di Mike, che secondo me è quasi perfetta come tempi, luoghi e modalità. L'apoteosi si avrà il sabato sera a cena, dove un menu e un servizio impeccabili si abbinano all'allegria e alle performance offerte da Bolognesi, Piemontesi, Sardi e chi più ne ha più ne metta. E' un vero peccato che sabato e domenica il tempo abbia provato a "rovinare la festa". Sicuramente ci siamo gustati meno i trasferimenti in moto e non abbiamo potuto goderci appieno i paesaggi del Biellese, però noi c'eravamo e c'erano tutti gli altri ed è stato ugualmente bello rinnovare la nostra amicizia "virtuale" in real life.

Improvvisamente mi ritrovo immerso nella nebbia... la strada per Bosa è letteralmente entrata dentro una nuvola, però curiosamente se guardo giù dalla scarpata riesco ancora a vedere le onde illuminate dal sole che si frangono sulla scogliera. E' uno strano contrasto, decisamente affascinante. Improvvisamente, così come è arrivata, la nebbia sparisce e mi ritrovo nuovamente al sole, e poche curve più in là la mia marcia e i miei pensieri vengono interrotti da una famigliola di maiali selvatici tutti neri che mi attraversano la strada. E' tempo di una sosta. Ritrovo Giambattista e Francesca e Stefano Olla, e tutti insieme ci crogioliamo qualche minuto al sole in una piazzola panoramica. Peccato che gli altri non abbiano voluto (o potuto) fare questa strada con noi, mi sarebbe piaciuto condividere con loro anche questo, ormai ci sto prendendo gusto, però mi sa che la vacanza è finita.

-andre